교황청 국무원장 빠롤린 추기경이 교황님과 함께 장도에 오르기 전 바티칸 텔레비전과 인터뷰를 하였습니다. 그 일부를 옮겨 봅니다.
교황님께서 브라질 여행을 마치면서 기자들과 갖은 인터뷰에서 당신께서 아시아를 방문해야 함의 중요성에 대해 말씀하셨습니다. 이제 교황님이 한국을 가십니다. 요한 바오로 2세가 인도를 방문하신지 15년이라는 시간이 흘렀습니다. 이 여행이 중요하게 평가되는 이유는 무엇입니까?
이 여행의 중요성은 3가지 요소로 설명할 수 있습니다. 첫 번째, 정치적으로 그리고 세계 경제에 있어서 그 중요성이 계속 증가하고 있는 극동지역을, 현 교황님께 처음으로 방문하신다는 것입니다. 두 번째는 단지 한국뿐만이 아니라, 이 대륙 전체를 위해 떠나신다는 것입니다. 이 여행은 분명 한국을 위한 것입니다. 그러나 아시아 대륙 전체가 그 분을 맞이한다고 할 수 있습니다. 한국에서 거행되는 아시아 청년대회 때문에 더욱 그렇습니다. 가까이 있는 나라들의 대표적 젊은이들이 모두 참석할 것입니다. 세 번째 요소는 미래를 위한 여행이라는 것입니다. 젊은이들은 미래를 의미합니다. 그러므로 교황님은 이 아시아 대륙의 미래를 위해 여행하시는 것입니다. 그렇습니다. 제가 볼 때, 이 세 가지 요인이 이 여행을 특징짓는 것이고, 이것이 이 여행의 중요성을 드러내는 것입니다.
(©Ansa) Pietro Parolin
Alessandro Di Bussolo*
CITTA’ DEL VATICANO
Pubblichiamo la trascrizione integrale dell’intervista al segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, realizzata lunedì mattina, 11 agosto, dal Centro televisivo vaticano. Qui il video del colloquio
«In Asia si deve andare, è importante» ha detto Papa Francesco ai giornalisti al termine del viaggio in Brasile. E ora il Papa va in Corea del Sud, a 15 anni dall’ultima visita in India di Giovanni Paolo II. Cosa rende questo viaggio così importante?
“Direi che l’importanza di questo viaggio è legata essenzialmente a tre fattori: il primo è il fatto che il Papa, per la prima volta, si reca nell’Estremo Oriente, una regione del mondo che acquista una rilevanza sempre più accentuata nella politica e nell’economia mondiale. Va il Papa per rivolgersi a tutto il continente, non soltanto alla Corea. Certo, il viaggio è per la Corea, però ha come destinatari tutti i Paesi del continente, grazie proprio a questa celebrazione della giornata asiatica della gioventù, che si svolgerà in Corea e alla quale parteciperanno rappresentanze dei giovani dei Paesi vicini. E poi, il terzo aspetto, è quello del futuro, la gioventù rappresenta il futuro, quindi il Papa si rivolge al futuro di questo continente, si rivolge al futuro dell’Asia. Ecco, mi pare che questi sono gli elementi caratterizzanti di questo viaggio, che ne risaltano anche tutta l’importanza”.
Nella sua esortazione Ecclesia in Asia, sempre nel 1999, Giovanni Paolo II scriveva che «nel terzo millennio si potrà sperare di raccogliere una grande messe di fede in questo continente così vasto e vivo». Quindici anni dopo, la speranza è già diventata realtà?
“Guardando un po’ ai numeri, alle cifre, dobbiamo riconoscere che il cammino del Vangelo in Asia non è così rapido, così veloce, come potremmo sperare e come speriamo. Sappiamo tutti che soltanto l’uno, due per cento della popolazione asiatica professa la fede cristiana, e la Chiesa si trova in situazioni molto differenti, nei vari Paesi: in alcune situazioni più facili, in altri in situazioni più difficili. Ma credo che dobbiamo avere uno sguardo che vada al di là dei numeri, delle cifre e della quantità, e riconoscere che c’è in Asia, nonostante l’avanzare dei fenomeni della secolarizzazione e del materialismo, tipici del mondo attuale e di tutti i continenti, un vivo desiderio di Dio, c’è una profonda sete di valori spirituali, e c’è anche un grande vitalità nelle religioni, le quali hanno dimostrato di sapersi adattare e cambiare anche di fronte alla mutevolezza della situazione. Tutti questi mi pare siano segni positivi, che vanno nel senso indicato dalle parole di san Giovanni Paolo II che lei citava, nel senso che il Vangelo, appunto, viene a proporsi come un cammino verso la pienezza. A partire da queste aspirazioni profonde, spirituali e religiose, il Vangelo si propone come una pienezza che può dare risposta a questi desideri e a queste aspettative”.
La Corea da terra di missione è divenuta terra da cui partono missionari. Il viaggio di Papa Francesco potrà influire sull'allargamento degli orizzonti asiatici di questa missione?
“Ritroviamo quasi la freschezza primitiva in questa esperienza della Chiesa coreana che appunto da evangelizzata si fa evangelizzatrice, che da destinataria dell’annuncio del Vangelo si fa annunciatrice, testimone di questo stesso annuncio. Ed è un realtà davvero consolante, sono circa mille tra sacerdoti, religiosi, religiose, laici i missionari coreani sparsi nel mondo, in circa 80 Paesi dei vari continenti. Quindi una realtà missionaria molto consistente e che tuttavia è in crescita. Papa Francesco viene a promuovere, a rafforzare questo movimento già in atto all’interno della Chiesa coreana, e credo che lo farà nel modo che gli è proprio, sapendo che, come fin dall’inizio del suo pontificato, dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium, ha insistito in questa dimensione missionaria della Chiesa, la Chiesa in uscita, la Chiesa che va verso le periferie esistenziali e geografiche, la Chiesa che deve portare a tutti l’annuncio gioioso del Vangelo. Riprendendo quanto diceva Paolo VI, nella Evangelii nuntiandi, ricordiamo anche lui quasi alla vigilia della sua beatificazione, che la Chiesa esiste per evangelizzare. Quindi uno dei messaggi chiari del Papa sarà proprio questo, proprio per confermare e per rafforzare questo movimento”.
Cuore del viaggio sarà l’incontro di Papa Francesco con i giovani dell’Asia, che spesso, in una società molto competitiva, si allontanano dalla Chiesa per cercare il successo a scuola. Quale messaggio porterà loro il Papa?
“Dobbiamo dire che la Chiesa coreana ha dimostrato sempre una grande attenzione e una grande cura pastorale nei confronti dei giovani. Il messaggio che io credo il Papa porterà a questi giovani è che devono diventare protagonisti della vita della Chiesa. Quindi una presenza attiva, una presenza partecipe, una presenza fatta di collaborazione e di corresponsabilità. La Chiesa ha bisogno dei giovani, ce lo ricordava san Giovanni Paolo II, ce lo ricorda Papa Francesco. Quindi un protagonismo all’interno della Chiesa e un protagonismo anche nella missione. I giovani, e questa è la chiamata fondamentale, devono diventare evangelizzatori dei loro coetanei, quindi siamo sempre sulla linea della evangelizzazione, ed è questo il messaggio che il Papa porterà. Oltre naturalmente, all’insistenza sul non lasciarsi abbagliare dai valori effimeri delle nostre società e del nostro mondo e di trovare in Gesù la vera risposta ai loro interrogativi e alle loro inquietudini”.